
20 Novembre 2014
Lacuna Coil live @Zona Roveri - Bologna
Sono considerati il mistero buffo della musica italiana, l’unica band italiana che vende all’estero, che oltre frontiera colleziona sold-out in ogni dove, che spopola nella patria del rock, in America.
In questo paese tvoformatdipendete band kekkostyle sono costretti a ritagliarsi i dovuti spazi, loro sono i Lacuna Coil e stasera porteranno il verbo del rock al Zona Roveri Music Factory di Bologna grazie a Livenation.
E’ la voce roca ed arrogante di Andrea Ferro che apre le danze con la bellissima Trip the darkness, l’ugola della nuova Queen of the Rock 2014 fa presto da contraltare al cantante, il gioco a due prosegue per tutta la traccia, il fascinoso e tormentoso “follow me, follow me, come to me, come to me” è l’inno che fa subito impazzire la marea che riempie il Zona Roveri Music Factory.
La chitarra tirata di Maus che apre Spellbound miete vittime: è ancora la grandiosa performance di Ferro a fare da apripista, i suoi toni bassi e tenebrosi sono l’anticamera del piacere, è qui che entra la luce. Vestita con i panni di Miss Crissy, la voce più invidiata sul globo, la sua interpretazione è sfolgorante mentre la chitarra continua a tagliare a fette l’aria, il basso è implacabile e Folden dietro le pelli è un martello che non lascia scampo.
The dream that we'd survive, Cut my throat if I tell a lie vs. Set it free, lost ambition I over-thought my place in your life sono le note della delirante Intoxicated: il ritornello è una preghiera sparata al cielo, la voce di Cristina si spinge sempre più in alto, là dove solo lei può arrivare, con una musicalità che non lascia dubbi su chi sia la padrona del vapore rock mondiale. Ma Andrea è un cantante di purissima razza, il suo scream non è semplice ruggire come siamo abituati a sentire in tanti altri simili interpreti del genere, il suo uso è oro zecchino al servizio del sound, la ritmica dietro è potente e pulita.
Lacuna Coil live @Zona Roveri - Bologna
Sono considerati il mistero buffo della musica italiana, l’unica band italiana che vende all’estero, che oltre frontiera colleziona sold-out in ogni dove, che spopola nella patria del rock, in America.
In questo paese tvoformatdipendete band kekkostyle sono costretti a ritagliarsi i dovuti spazi, loro sono i Lacuna Coil e stasera porteranno il verbo del rock al Zona Roveri Music Factory di Bologna grazie a Livenation.
E’ la voce roca ed arrogante di Andrea Ferro che apre le danze con la bellissima Trip the darkness, l’ugola della nuova Queen of the Rock 2014 fa presto da contraltare al cantante, il gioco a due prosegue per tutta la traccia, il fascinoso e tormentoso “follow me, follow me, come to me, come to me” è l’inno che fa subito impazzire la marea che riempie il Zona Roveri Music Factory.
La chitarra tirata di Maus che apre Spellbound miete vittime: è ancora la grandiosa performance di Ferro a fare da apripista, i suoi toni bassi e tenebrosi sono l’anticamera del piacere, è qui che entra la luce. Vestita con i panni di Miss Crissy, la voce più invidiata sul globo, la sua interpretazione è sfolgorante mentre la chitarra continua a tagliare a fette l’aria, il basso è implacabile e Folden dietro le pelli è un martello che non lascia scampo.
The dream that we'd survive, Cut my throat if I tell a lie vs. Set it free, lost ambition I over-thought my place in your life sono le note della delirante Intoxicated: il ritornello è una preghiera sparata al cielo, la voce di Cristina si spinge sempre più in alto, là dove solo lei può arrivare, con una musicalità che non lascia dubbi su chi sia la padrona del vapore rock mondiale. Ma Andrea è un cantante di purissima razza, il suo scream non è semplice ruggire come siamo abituati a sentire in tanti altri simili interpreti del genere, il suo uso è oro zecchino al servizio del sound, la ritmica dietro è potente e pulita.

Attaccano i toni agri e riarsi di Die & Rise, colpi di basso furente si mescolano ai toni lugubri ed affascinanti della canzone, la potenza espressa dalla band in questa traccia è senza limiti.
E’ il black swan, in abito bianco per l’occasione, Cristina Scabbia, la prémière étoile di Heaven’s lie, la difficoltà di modulare Set me free your heaven’s a lie alla sua maniera è totale, ma lei ci riesce con disarmante, apparente, facilità.
La chitarra segue acquiescente una canzone meno potente delle altre, che fa di un’atmosfera unica ed inimitabile il suo punto di forza.
E’ un’arena in visibilio estatico quella che accoglie la bella Kill the light, torrenti di mefistofelica bravura piombano come massi, la simbiosi tra i due singer sul palco è magica, inferno e paradiso si mescolano ad una colonna sonora perfetta dove tutti gli eccelsi strumentisti sul palco non sbagliano una sola nota.
C’è spazio anche per il sociale, anche se questi ragazzi passano quasi tutto l’anno all’estero, i problemi del paese sono i loro, le frasi dette sul palco escono dal loro cuore e si sciolgono nella catartica, meravigliosa, Victims. Abbiamo bisogno di liberare noi stessi ora per poi diventare più umani è l’urlo liberatorio, una traccia di grande fascino che sfocia nella sofferta e disperata I don’t believe in tomorrow, la catarsi passa per il ruggito di Andrea scatena il pubblico, ma non c’è tempo di fermarsi.
E’ uno dei pezzi più belli e dei miei preferiti ad irrompere con la forza di un uragano sul palco, Take me there Just take my hand And help me fly Try to understand è il back to back della stupenda Cybersleep, quel tenue, dolce, ritornello che ti rimane in testa, che ti accompagna fuori dal concerto verso casa e ti ritrovi a canticchiare insistentemente per giorni inducendo molti dubbi sulla tua sanità mentale. Ma nelle corde vocali di Crissy questa strofa diventa poesia allo stato dell’arte, e se volete sapere il perché del nickname che lo ho affibbiato, “colei che quando canta gli angeli si fermano ad ascoltare”, sentite come riesce a trasformare questa canzone in qualcosa di unico, senza sottovalutare minimamente gli stacchi strumentali della band che sono ad un livello estremo, il risultato è da 110 e lode.
E’ il black swan, in abito bianco per l’occasione, Cristina Scabbia, la prémière étoile di Heaven’s lie, la difficoltà di modulare Set me free your heaven’s a lie alla sua maniera è totale, ma lei ci riesce con disarmante, apparente, facilità.
La chitarra segue acquiescente una canzone meno potente delle altre, che fa di un’atmosfera unica ed inimitabile il suo punto di forza.
E’ un’arena in visibilio estatico quella che accoglie la bella Kill the light, torrenti di mefistofelica bravura piombano come massi, la simbiosi tra i due singer sul palco è magica, inferno e paradiso si mescolano ad una colonna sonora perfetta dove tutti gli eccelsi strumentisti sul palco non sbagliano una sola nota.
C’è spazio anche per il sociale, anche se questi ragazzi passano quasi tutto l’anno all’estero, i problemi del paese sono i loro, le frasi dette sul palco escono dal loro cuore e si sciolgono nella catartica, meravigliosa, Victims. Abbiamo bisogno di liberare noi stessi ora per poi diventare più umani è l’urlo liberatorio, una traccia di grande fascino che sfocia nella sofferta e disperata I don’t believe in tomorrow, la catarsi passa per il ruggito di Andrea scatena il pubblico, ma non c’è tempo di fermarsi.
E’ uno dei pezzi più belli e dei miei preferiti ad irrompere con la forza di un uragano sul palco, Take me there Just take my hand And help me fly Try to understand è il back to back della stupenda Cybersleep, quel tenue, dolce, ritornello che ti rimane in testa, che ti accompagna fuori dal concerto verso casa e ti ritrovi a canticchiare insistentemente per giorni inducendo molti dubbi sulla tua sanità mentale. Ma nelle corde vocali di Crissy questa strofa diventa poesia allo stato dell’arte, e se volete sapere il perché del nickname che lo ho affibbiato, “colei che quando canta gli angeli si fermano ad ascoltare”, sentite come riesce a trasformare questa canzone in qualcosa di unico, senza sottovalutare minimamente gli stacchi strumentali della band che sono ad un livello estremo, il risultato è da 110 e lode.

Le teste rotolanti e le mani ammiccanti di Cristina ed Andrea sono a caratterizzare la bellissima e trascinante To The Edge, una progressione di accordi incandescente è il corridoio dove si infilano i due singer, una sequela di piano e forte che dona un ritmo affascinante a questa traccia.
Raramente capita di vedere una bravura interpretativa da parte di un gruppo come nella seguente Zombies, Ferro regna incontrastato signore dello scream dominando la scena, perfino The Black Swan deve adeguarsi ai ritmi indiavolati che imprime a questa perla.
Ci godiamo Upside down e le macerie che si lascia dietro con la virulenta potenza pulita e sconfinata che si porta appresso.
Andiamo a chiudere la prima parte con l’immancabile Enjoy the silence, la classica hit dei Depeche Mode è talmente bella che solo dei pazzi proverebbero a rifarla, potremmo argomentare sul Comma 22 di Heller, ma preferiamo goderci, in mezzo ad un delirio di fans estatici, il rifacimento in chiave gothic di questa chicca, e i Lacuna Coil sono talmente bravi che riescono a rifarla in maniera assolutamente immarcescibile. L’obbligatorio bis parte con un urlo belluino che è l’inizio di Nothing stands in our way, anche qui l’alternanza di parti basse ed alte è un ossimoro che crea un arcobaleno musicale di infinita bellezza dove tutti i membri danno il meglio di sé, strofe ripetute continuamente a richiesta del pubblico che partecipa con foga rovente. Purtroppo si deve chiudere, e si affonda nel 2006 in Karmacode, il brano di chiusura è Our truth, piangendo è Time to forget, bisogna chiudere con la voce di Cristina che si alza ancora senza stancarsi mai a disegnare archetipi sonori di infinita bellezza che ci accompagnano all’uscita di uno dei concerti indimenticabili che ti porti dietro per la vita.
Un concerto dei Lacuna Coil è qualcosa di cui non si può fare a meno, non porta assuefazione e genera una benevola dipendenza. La voglia e l’intensità interpretativa che portano sul palco è pari solo alla loro bravura tecnica. Il segno distintivo è sicuramente l’inconsueta accoppiata di due vocalist così diversi, paritari sul palco, perfetti nella simbiosi. Ma ridurre, come fanno tanti, la valenza della band al duopolio dei cantanti, è semplicistico ed ignorante, come pensare che un’auto possa andare avanti senza benzina.
Maki Coti Zelati (assente per infortunio in questa occasione purtroppo, ma ottimamente sostituito da Daniel Sahagun) è un bassista implacabile, preciso e potente, graniticamente piantato a stabilire i ritmi da seguire. Maus Biazzi è un chitarrista eccellente, corde taglienti, uso dello strumento perfetto, mai una sbavatura o un riff inutile e fine a sé stesso. L’ultimo arrivato, Folden, è un batterista di grande potenza, padrone dei rullanti, non cade mai nella tentazione di debordare sporcando il suono, le sue pelli sono sempre presenti, con una pressione costante, ma pulita e lucente. Quando poi cinque elementi di questo calibro lavorano all’unisono il risultato è quello che abbiamo assaporato al Zona Roveri, un prodotto compatto ed emozionante. Unica dota dolente il live è durato meno delle 3-4 ore che avremmo voluto….
MAURIZIO DONINI
Voto 9,5/10
Photos by Nik Soric photographer
(Bologna 20/11/2014)
Raramente capita di vedere una bravura interpretativa da parte di un gruppo come nella seguente Zombies, Ferro regna incontrastato signore dello scream dominando la scena, perfino The Black Swan deve adeguarsi ai ritmi indiavolati che imprime a questa perla.
Ci godiamo Upside down e le macerie che si lascia dietro con la virulenta potenza pulita e sconfinata che si porta appresso.
Andiamo a chiudere la prima parte con l’immancabile Enjoy the silence, la classica hit dei Depeche Mode è talmente bella che solo dei pazzi proverebbero a rifarla, potremmo argomentare sul Comma 22 di Heller, ma preferiamo goderci, in mezzo ad un delirio di fans estatici, il rifacimento in chiave gothic di questa chicca, e i Lacuna Coil sono talmente bravi che riescono a rifarla in maniera assolutamente immarcescibile. L’obbligatorio bis parte con un urlo belluino che è l’inizio di Nothing stands in our way, anche qui l’alternanza di parti basse ed alte è un ossimoro che crea un arcobaleno musicale di infinita bellezza dove tutti i membri danno il meglio di sé, strofe ripetute continuamente a richiesta del pubblico che partecipa con foga rovente. Purtroppo si deve chiudere, e si affonda nel 2006 in Karmacode, il brano di chiusura è Our truth, piangendo è Time to forget, bisogna chiudere con la voce di Cristina che si alza ancora senza stancarsi mai a disegnare archetipi sonori di infinita bellezza che ci accompagnano all’uscita di uno dei concerti indimenticabili che ti porti dietro per la vita.
Un concerto dei Lacuna Coil è qualcosa di cui non si può fare a meno, non porta assuefazione e genera una benevola dipendenza. La voglia e l’intensità interpretativa che portano sul palco è pari solo alla loro bravura tecnica. Il segno distintivo è sicuramente l’inconsueta accoppiata di due vocalist così diversi, paritari sul palco, perfetti nella simbiosi. Ma ridurre, come fanno tanti, la valenza della band al duopolio dei cantanti, è semplicistico ed ignorante, come pensare che un’auto possa andare avanti senza benzina.
Maki Coti Zelati (assente per infortunio in questa occasione purtroppo, ma ottimamente sostituito da Daniel Sahagun) è un bassista implacabile, preciso e potente, graniticamente piantato a stabilire i ritmi da seguire. Maus Biazzi è un chitarrista eccellente, corde taglienti, uso dello strumento perfetto, mai una sbavatura o un riff inutile e fine a sé stesso. L’ultimo arrivato, Folden, è un batterista di grande potenza, padrone dei rullanti, non cade mai nella tentazione di debordare sporcando il suono, le sue pelli sono sempre presenti, con una pressione costante, ma pulita e lucente. Quando poi cinque elementi di questo calibro lavorano all’unisono il risultato è quello che abbiamo assaporato al Zona Roveri, un prodotto compatto ed emozionante. Unica dota dolente il live è durato meno delle 3-4 ore che avremmo voluto….
MAURIZIO DONINI
Voto 9,5/10
Photos by Nik Soric photographer
(Bologna 20/11/2014)
Setlist:
Trip the Darkness
Spellbound
Intoxicated
Die & Rise
Heaven's a Lie
Kill the Light
Victims
I Don't Believe in Tomorrow
Cybersleep
To the Edge
Zombies
Upside down
Enjoy the Silence (Depeche Mode cover)
Encore:
Nothing Stands in Our Way
Our Truth
Members:
Cristina Scabbia - Vocals
Andrea Ferro - Vocals
Marco 'Maki' Coti Zelati - Bass
Marco 'Maus' Biazzi – Guitar
Ryan Blake Folden – Drums
www.lacunacoil.it
facebook.com/lacunacoil
twitter.com/lacuna_coil
www.youtube.com/lacunacoil
Trip the Darkness
Spellbound
Intoxicated
Die & Rise
Heaven's a Lie
Kill the Light
Victims
I Don't Believe in Tomorrow
Cybersleep
To the Edge
Zombies
Upside down
Enjoy the Silence (Depeche Mode cover)
Encore:
Nothing Stands in Our Way
Our Truth
Members:
Cristina Scabbia - Vocals
Andrea Ferro - Vocals
Marco 'Maki' Coti Zelati - Bass
Marco 'Maus' Biazzi – Guitar
Ryan Blake Folden – Drums
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