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LACUNA COIL - Broken Crown Halo Tour 2014 live at Zona Roveri Music Factory in Bologna

11/24/2014

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20 Novembre 2014

Lacuna Coil live @Zona Roveri - Bologna

Sono considerati il mistero buffo della musica italiana, l’unica band italiana che vende all’estero, che oltre frontiera colleziona sold-out in ogni dove, che spopola nella patria del rock, in
America. 


In questo paese tvoformatdipendete band kekkostyle sono costretti a ritagliarsi i dovuti spazi, loro sono i Lacuna Coil e stasera porteranno il verbo del rock al Zona Roveri Music Factory di Bologna grazie a Livenation.  


E’ la voce roca ed arrogante di Andrea Ferro che apre le danze con la bellissima Trip the darkness, l’ugola della nuova Queen of the Rock 2014 fa presto da contraltare al cantante, il gioco a due prosegue per tutta la traccia, il fascinoso e tormentoso “follow me, follow me, come to me, come to me” è l’inno che fa subito impazzire la marea che riempie il Zona Roveri Music Factory.


La chitarra tirata di Maus che apre Spellbound miete vittime: è ancora la grandiosa performance di Ferro a fare da apripista, i suoi toni bassi e tenebrosi sono l’anticamera del piacere, è qui che entra la luce. Vestita con i panni di Miss Crissy, la voce più invidiata sul globo, la sua interpretazione è sfolgorante mentre la chitarra continua a tagliare a fette l’aria, il basso è implacabile e Folden dietro le pelli è un martello che non lascia scampo. 

The dream that we'd survive, Cut my throat if I tell a lie vs. Set it free, lost ambition I over-thought my place in your life sono le note della delirante Intoxicated: il ritornello è una preghiera sparata al cielo, la voce di Cristina si spinge sempre più in alto, là dove solo lei può arrivare, con una musicalità che non lascia dubbi su chi sia la padrona del vapore rock mondiale. Ma Andrea è un cantante di purissima razza, il suo scream non è semplice ruggire come siamo abituati a sentire in tanti altri simili interpreti del genere, il suo uso è oro zecchino al servizio del sound, la ritmica dietro è potente e pulita.

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Attaccano i toni agri e riarsi di Die & Rise, colpi di basso furente si mescolano ai toni lugubri ed affascinanti della canzone, la potenza espressa dalla band in questa traccia è senza limiti. 

E’ il black swan, in abito bianco per l’occasione, Cristina Scabbia, la prémière étoile di Heaven’s lie, la difficoltà di modulare Set me free your heaven’s a lie alla sua maniera è totale, ma lei ci riesce con disarmante, apparente, facilità. 

La chitarra segue acquiescente una canzone meno potente delle altre, che fa di un’atmosfera unica ed inimitabile il suo punto di forza. 

E’ un’arena in visibilio estatico quella che accoglie la bella Kill the light, torrenti di mefistofelica bravura piombano come massi, la simbiosi tra i due singer sul palco è magica, inferno e paradiso si mescolano ad una colonna sonora perfetta dove tutti gli eccelsi strumentisti sul palco non sbagliano una sola nota.

C’è spazio anche per il sociale, anche se questi ragazzi passano quasi tutto l’anno all’estero, i problemi del paese sono i loro, le frasi dette sul palco escono dal loro cuore e si sciolgono nella catartica, meravigliosa,
Victims. Abbiamo bisogno di liberare noi stessi ora per poi diventare più umani è l’urlo liberatorio, una traccia di grande fascino che sfocia nella sofferta e disperata I don’t believe in tomorrow, la catarsi passa per il ruggito di Andrea scatena il pubblico, ma non c’è tempo di fermarsi.


E’ uno dei pezzi più belli e dei miei preferiti ad irrompere con la forza di un uragano sul palco, Take me there Just take my hand And help me fly Try to understand  è il back to back della stupenda Cybersleep, quel tenue, dolce, ritornello che ti rimane in testa, che ti accompagna fuori dal concerto verso casa e ti ritrovi a canticchiare insistentemente per giorni inducendo molti dubbi sulla tua sanità mentale. Ma nelle corde vocali di Crissy questa strofa diventa poesia allo stato dell’arte, e se volete sapere il perché del nickname che lo ho affibbiato, “colei che quando canta gli angeli si fermano ad ascoltare”, sentite come riesce a trasformare questa canzone in qualcosa di unico, senza sottovalutare minimamente gli stacchi strumentali della band che sono ad un livello estremo, il risultato è da 110 e lode.

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Le teste rotolanti e le mani ammiccanti di Cristina ed Andrea sono a caratterizzare la bellissima e trascinante To The Edge, una progressione di accordi incandescente è il corridoio dove si infilano i due singer, una sequela di piano e forte che dona un ritmo affascinante a questa traccia. 

Raramente capita di vedere una bravura interpretativa da parte di un gruppo come nella seguente Zombies, Ferro regna incontrastato signore dello scream dominando la scena, perfino The Black Swan deve adeguarsi ai ritmi indiavolati che imprime a questa perla. 

Ci godiamo Upside down e le macerie che si lascia dietro con la virulenta potenza pulita e sconfinata che si porta appresso. 

Andiamo a chiudere la prima parte con l’immancabile Enjoy the silence, la classica hit dei Depeche Mode è talmente bella che solo dei pazzi proverebbero a rifarla, potremmo argomentare sul Comma 22 di Heller, ma preferiamo goderci, in mezzo ad un delirio di fans estatici, il rifacimento in chiave gothic di questa chicca, e i Lacuna Coil sono talmente bravi che riescono a rifarla in maniera assolutamente immarcescibile. L’obbligatorio bis parte con un urlo belluino che è l’inizio di Nothing stands in our way, anche qui l’alternanza di parti basse ed alte è un ossimoro che crea un arcobaleno musicale di infinita bellezza dove tutti i membri danno il meglio di sé, strofe ripetute continuamente a richiesta del pubblico che partecipa con foga rovente. Purtroppo si deve chiudere, e si affonda nel 2006 in Karmacode,  il brano di chiusura è Our truth, piangendo è Time to forget,  bisogna chiudere con la voce di Cristina che si alza ancora senza stancarsi mai a disegnare archetipi sonori di infinita bellezza che ci accompagnano all’uscita di uno dei concerti indimenticabili che ti porti dietro per la vita.

Un concerto dei Lacuna Coil è qualcosa di cui non si può fare a meno, non porta assuefazione e genera una benevola dipendenza. La voglia e l’intensità interpretativa che portano sul palco è pari solo alla loro bravura tecnica. Il segno distintivo è sicuramente l’inconsueta accoppiata di due vocalist così diversi, paritari sul palco, perfetti nella simbiosi. Ma ridurre, come fanno tanti, la valenza della band al duopolio dei cantanti, è semplicistico ed ignorante, come pensare che un’auto possa andare avanti senza benzina. 


Maki Coti Zelati (assente per infortunio in questa occasione purtroppo, ma ottimamente sostituito da Daniel Sahagun) è un bassista implacabile, preciso e potente, graniticamente piantato a stabilire i ritmi da seguire. Maus Biazzi è un chitarrista eccellente, corde taglienti, uso dello strumento perfetto, mai una sbavatura o un riff inutile e fine a sé stesso. L’ultimo arrivato, Folden, è un batterista di grande potenza, padrone dei rullanti, non cade mai nella tentazione di debordare sporcando il suono, le sue pelli sono sempre presenti, con una pressione costante, ma pulita e lucente. Quando poi cinque elementi di questo calibro lavorano all’unisono il risultato è quello che abbiamo assaporato al Zona Roveri, un prodotto compatto ed emozionante. Unica dota dolente il live è durato meno delle 3-4 ore che avremmo voluto….

MAURIZIO DONINI
Voto 9,5/10
Photos by Nik Soric photographer
(Bologna 20/11/2014)    

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Setlist:
Trip the Darkness
Spellbound
Intoxicated
Die & Rise
Heaven's a Lie
Kill the Light
Victims
I Don't Believe in Tom
orrow
Cybersleep
To the Edge
Zombies
Upside down
Enjoy the Silence (Depeche Mode cover)
Encore:
Nothing Stands in Our Way
Our Truth


Members:
Cristina Scabbia - Vocals
Andrea Ferro - Vocals
Marco 'Maki' Coti Zelati - Bass
Marco 'Maus' Biazzi – Guitar
Ryan Blake Folden – Drums

www.lacunacoil.it
facebook.com/lacunacoil
twitter.com/lacuna_coil 
www.youtube.com/lacunacoil
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Hardcore Superstar: live report del concerto di Pinarella di Cervia

11/23/2014

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22 novembre 2014 
Rock Planet Club _ Pinarella di Cervia (Ra)

HARDCORE SUPERSTAR
opening Act: Speed Stroke

 
Quante volte abbiamo visto gli svedesi Hardcore Superstar passare dalle nostre parti? Non bastano tutte le dita del corpo per contarle ma d’altronde, come lo stesso frontman ha dichiarato, siamo una seconda casa per loro.

Mi trovo al Rock Planet, discoteca di Pinarella di Cervia, in provincia di Ravenna, locale storico nella zona romagnola poiché i ¾ dei concerti di rilievo della scena Hard&Heavy si tiene qui, questo nonostante la ridotta capienza, nonostante la pista rialzata davanti al palco che limita la visuale a chi si trova appena dietro, e nonostante le colonne a ridosso del palco che anche in questo caso riducono i posti disponibili. 


Tralasciando i limiti strutturali della location veniamo alle cose importanti. Siamo, come detto, in una discoteca, quindi si fanno le 22.15 prima che le porte si aprano, ma dopo appena 20 minuti di attesa fa il suo ingresso il gruppo di apertura: gli Speed Stroke entrano tra gli applausi, giocano in casa e il loro pubblico gli tributa il meritato calore. 

Un’altra pecca del Rock Planet è il palco ridicolmente piccolo, tolto lo spazio dell’attrezzatura già montata di entrambe le band della serata, ad ogni elemento sul palco rimane 1m2 circa di spazio dove muoversi. Ciò nonostante la band regala emozioni con una performance energica e coinvolgente come hanno abituato chi li segue, il pubblico canta le loro canzoni e si esalta sia sugli ormai conosciuti brani del loro validissimo debut album del 2013, sia quando il singer annuncia un paio di nuovi pezzi dell’album che vedrà probabilmente la luce nel 2015.

Sei brani, un set veloce e concentrato per una band dal sicuro grande futuro.


Speed Stroke:
Trust me, I care
Break your bones
Nothing’s true
Sick of you
Bet it all
Age of Rock n’ Roll

Contatti band:
www.facebook.com/speedstroke

Immaginefoto di Rock Planet
Se ne va la strumentazione della band d’apertura per concedere qualche metro di manovra in più agli HCSS. Jocke Berg e soci guadagnano il palchetto e dopo un paio di minuti per le ovazioni ed i saluti parte la base di Moonshine, che Jocke non deve neanche inizialmente cantare tanto è chiaro e nitido il coro dell’audience. 

Al primo brano segue una rassegna dei pezzi più forti della band scandinava, da 
Dreamin’ in a casket a Wild boys fino a My good reputation, tutte intervallate da tanta interazione col pubblico, ed è questa la grande qualità di questa band (oltre ad un’esecuzione dei brani praticamente perfetta), non sembra mai di andare a vedere un concerto degli Hardcore Superstar, sembra piuttosto di partecipare ad una grande festa assieme a loro.

Verso la metà dello show Jocke, sorseggiando una birra, annuncia una canzone a proposito dell’alcol, e dopo il boato del pubblico attacca Last call for alcohol, che s’interrompe a metà come sempre per dare possibilità ad alcuni fortunati spettatori di condividere il palco con i loro idoli per il finale del pezzo. 

L’operazione risulta un po’ difficoltosa in quanto è faticoso fare uscire dalle prime file alcune ragazze pressate come sardine in mezzo alla bolgia del Rock Planet, ci troviamo quindi ad aspettare diversi minuti in attesa che tutto sia pronto per continuare, comunque questo è un siparietto sempre piacevole che da la misura dell’umiltà e disponibilità di questo gruppo.

Il vecchio e il nuovo si fondono durante il concerto con la storica Someone special seguita dalla fresca Above the law prima della pausa, quando i quattro si ritirano dietro le quinte. Poco dopo si riaccende una luce soffusa assieme a qualche accordo di piano sui quali torna sul palco il solo cantante che scherzoso annuncia un brano Death Metal salvo poi attaccare col momento più rilassato della setlist: la dolce Run to your mama fa cantare il pubblico ed emoziona tutti i presenti. 

Segue la conosciuta Liberation, dopo di che il frontman rivela ai fan il progetto di un nuovo album nel 2015 e propone il nuovo singolo Glue che, nonostante la novità, viene cantato da parte degli spettatori. Con dispiacere di tutti inizia ora l’ultimo pezzo della serata, We don’t celebrate Sundays che strappa gli ultimi brandelli di voce dalla gola dei presenti e con un lungo finale saluta la folla entusiasta. 

 

Hardcore Superstar:
Moonshine      
Kick on the upper class
My good reputation
Dreamin’ in a casket
She’s offbeat
Wild boys
Have you been around
Last call for alcohol
Somone special
Above the law
Run to your mama
Liberation
Glue
We don’t celebrate Sundays


Quelle con gli Hardcore Superstar sono insomma alcune delle esperienze live più complete che si possano vivere, buona musica in un ambiente giocoso e festaiolo, perfette per chi cerca una serata all’insegna del divertimento. 

Sicuri che non tarderanno molto a rifarsi vivi in Italia li aspettiamo a braccia aperte!

Marco Raggi 


A questo link potete leggere l'intervista agli Hardcore Superstar:
www.robadarocker.com/interviste/hardcore-superstar-intervista-al-cantante-jocke-berg

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Fates Warning: photo report del concerto di Moncalieri (TO)

11/20/2014

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8 novembre 2014 

Ecco a voi il photo-report del concerto dei Fates Warning presso l'Audiodrome Live Club di Moncalieri (Torino). Dal vivo hanno suonato i loro vecchi successi, insieme ai brani del loro ultimo album “Darkness In A Different Light" del 2013. Le foto della serata sono a cura di Stefano Saroglia


Setlist
One thousend fires
Pale Fire
Part of the machine
APSOG III
One
Simple Human
I Am
Through Different Eyes
Quietus
APSOG XI
Firefly
Wish
Life
We only say goodbye
Nothing letsto say
Monument
11th Hour
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